Euro 2012: impressioni di fine corsa

Euro 2012: impressioni di fine corsaTUTTOmercatoWEB.com
lunedì 2 luglio 2012, 11:00Editoriale
di Federico Casotti
Nato a Milano nel 1978, Federico Casotti è dal 2004 anchorman e telecronista di Sportitalia. Voce della Ligue 1 dal 2010, autore dell'e-book "Parigi non è stata fatta in un giorno", edito da Amazon. Twitter@federicocasotti

Partito come un frugale picnic in campagna, di quelli con la tovaglia a quadri, il fiasco di vino e poche pretese, l'Europeo dell'Italia si è trasformato in maniera graduale ma esaltante in una cena di gala, dove quattro bicchieri di amaro (o di sherry andaluso, fate voi) hanno rovinato un po' il sapore del banchetto. Fuor di metafora, la batosta dell'Olympiskyi vale mezzo punto in meno nelle valutazioni finali degli azzurri, e basta. Le aspettative della vigilia erano basse, la squadra ha dimostrato di avere qualità indiscutibili, anche se schiacciate dal confronto finale con la Spagna. Le prospettive per il Mondiale 2014 sono secondo me buone: il quartetto di reduci dal Mondiale 2006 (Buffon, Barzagli, Pirlo, De Rossi) non è stato solo memoria storica ma vero trait-d'union con la generazione degli anni'10.

Una generazione fatta di talenti un po' scapestrati, come Balotelli, per il quale l'Europeo è stato insieme un trampolino e una lezione di vita, e un gruppo di ragazzi (Montolivo, Bonucci, Chiellini, Marchisio) a metà del guado: potenziali campioni, ma nello stesso tempo a un passo dal precipitare nel girone brerian-dantesco dei mezzi giocatori. Se a ciò aggiungiamo tipi come Giovinco e Borini, turisti alla fiera dell'Est, e giovanotti come Destro ed El-Shaarawy, ecco che si può guardare al futuro con moderata fiducia. Curioso e insieme allarmante, semmai, come il serbatoio italico sia in questo momento a secco nel reparto difensivo. Speriamo che Ranocchia si riprenda: è nell'interesse dell'Inter, ma anche di tutto il calcio italiano.

La Spagna si porta a casa invece il filotto Europeo-Mondiale-Europeo, lasciando ai posteri il gioco ozioso su dove collocarla nell'Empireo delle più grandi squadre di ogni tempo. Un paio di considerazioni vorrei comunque farle. La prima riguarda Vicente Del Bosque, allenatore sottovalutatissimo. Qualcuno dirà: facile vincere, quando alleni il Real Madrid dei galattici e la migliore Spagna di sempre. A parte che la storia del calcio insegna come non sia affatto scontato vincere con... la macchina migliore, ma Del Bosque è indiscutibilmente il miglior allenatore possibile per una squadra di grandi nomi. Non fa polemiche in conferenza stampa, non si atteggia a santone, ma nello stesso tempo non è un mero distributore di maglie ed è in grado di conquistarsi il rispetto e l'autorità da parte dei suoi campioni. Tenere insieme un gruppo con anime molto forti al suo interno (Real Madrid, Barcellona, ma anche Athletic Bilbao) non è né facile, né scontato. Ma si sa, il buonsenso e il basso profilo non fanno mai notizia.

Infine, il successo della Spagna – e se vogliamo anche la finale giocata dall'Italia – confermano la centralità del Mediterraneo nell'attuale momento del calcio europeo. La storia del torneo continentale del resto non mente: negli anni'90, quando imperava l'atletismo fine a sé stesso, in semifinale arrivavano perlopiù formazioni del Nord Europa, con l'unica eccezione della Francia. I transalpini erano infatti il vero raccordo tra Nord e Sud: anima mediterranea e insieme grande atletismo in un mix sintetizzato da Zidane, un numero 10 alto quasi 1.90. E infatti proprio i francesi vinsero l'edizione del 2000, traghettando l'Europa verso l'attuale dominio del “Mare nostrum”. Il calcio europeo è passato così a ridare voce al talento puro, libero da barriere all'ingresso per quel che riguarda la taglia degli interpreti, ma inserito in un tessuto tattico che anziché ingabbiarlo, lo esalta. Non è un caso che l'unica Nazionale in grado di tenere testa al dominio mediterraneo sia la Germania, che è ben diversa dalla squadra di “panzer” degli anni'80 e '90, con un tocco “sudista”, tutt'altro che marginale, dato da Khedira e Ozil. Per questo, nel gioco fanta-calcistico-politico sulle Nazionali del futuro, dico sì Russia, ma occhio anche alla Turchia. I primi hanno i soldi, ma i secondi hanno i giovani, tanti giovani su cui investire e lavorare in prospettiva.

Arrivederci allora a Francia 2016. Guarda caso, in riva al Mediterraneo.

Con oggi si conclude anche la mia avventura a Tuttoeuropei.com. Voglio ringraziare e salutare tutti i lettori, la redazione, e in particolare Andrea Losapio, che un paio di mesi fa non ha fatto alcuna fatica nel convincermi a entrare in questo progetto. A rileggerci presto, somewhere in the web....